Ormai è ufficiale, Donald Trump torna ad essere presidente degli Stati Uniti d’America e lo fa con una vittoria piuttosto larga, ma che non era affatto scontata, superando questa volta l’avversaria, Kamala Harris, anche nel voto popolare. Le elezioni americane è noto, però, non riguardano solo gli USA, al momento ancora la prima potenza mondiale sia a livello economico che militare, ma tutto il mondo e soprattutto all’Occidente, di cui sono di fatto saldamente alla guida.
Cosa dobbiamo aspettarci dunque dal futuro? Detto che Trump, pur essendo forse la figura politica più influente al mondo in questo momento, non è un dittatore e deve comunque fare i conti con il parlamento e il cosiddetto deep state americano, alcune cose sicuramente potrebbero cambiare a breve, soprattutto per quanto concerne le guerre attualmente in corso. Gli ucraini sembrano destinati ad una pace decisamente meno gloriosa del previsto, sacrificati sull’altare dei rapporti privilegiati tra Trump e Putin, e probabilmente si vedranno privati di una pace che restituisca loro i territori, o almeno larga parte di essi, alienati dai russi durante l’ultimo conflitto. Dopotutto è noto che il 78enne newyorkese ha sempre dichiarato che, qualora eletto, avrebbe fatto terminare la guerra in un solo giorno. Chi se la vedrà anche peggio potrebbero però essere i palestinesi, guidati da Hamas, che, a giudicare dai proclami elettorali e dalla nota amicizia tra Donald e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, riceveranno decisamente meno appoggio per la loro causa e dovranno vedersela con uno stato di Israele ancora più agguerrito e non più tenuto a freno dal suo maggiore alleato, gli USA. Non è un caso che Trump sia amatissimo in Israele, di cui è stato tra i primi a riconoscere Gerusalemme come capitale (nonostante la teorica divisione della città secondo le risoluzioni dell’ONU) e a cui è stata addirittura intitolata una colonia in Cisgiordania.
Per gli alleati invece come cambierà la politica estera americana? Questo è decisamente più complesso a dirsi. Da sempre Trump si è dimostrato molto insistente verso gli Stati europei membri della NATO nel richiedere una maggiore contribuzione (il pattuito 2% del PIL almeno) per la comune difesa e sicuramente continuerà a far pressioni affinché questo processo si velocizzi. D’altronde sia Giorgia Meloni che Guido Crosetto hanno già dichiarato di essere pronti ad aumentare la spesa bellica, come in Italia non accadeva da decenni, e stanno muovendo i primi passi per restare nelle grazie della più grande democrazia al mondo. Inoltre un processo per maggiore investimenti in armi da parte delle nazioni europee, che iniziano a sentire la necessità di una difesa comune, è in corso da tempo e, se Trump riuscisse a creare un vero e proprio disastro diplomatico espellendo vari Paesi dalla NATO, non si può escludere che nei prossimi anni veda la nascita il primo embrione di un esercito comune europeo, un sogno ormai dimenticato dai tempi di Napoleone.
Sul web fioccano gli allarmismi, da chi teme l’arrivo della terza guerra mondiale a chi si aspetta pesanti ripercussioni per le istituzioni democratiche, ma, eccettuato il problema ambientale, sembra difficile pensare che in appena 4 anni il mondo possa cambiare più di tanto e, come si diceva sopra, i poteri di Trump sono comunque fortemente limitati dalla Costituzione e dal parlamento. Come recita il vecchio detto, “anche questa passerà”…