Social Innovation Monitor (SIM) ha individuato 486 startup a impatto sociale e ambientale in Italia con una crescita del 28% in un anno, più del doppio che le startup tradizionali (12%).

L’ascesa delle startup ad impatto sociale ed ambientale, una boccata d’aria per il Paese sotto tutti i punti di vista, non si ferma con le giovani aziende che continuano a crescere con un ritmo sostenuto e, soprattutto, riescono ad ottenere risultati economici non da poco. Tutto questo in un contesto non certo semplice: tutti conoscono le difficoltà che la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno portato al Bel Paese.

La vitalità di questo prezioso comparto, la cui mission principale è bene ricordare sia un miglioramento del benessere della società stessa, è emerso soprattutto nella forma della società benefit, che ha segnato un +143% rispetto al 2020; ad oggi le società benefit rappresentano il 64% delle startup a impatto sociale e ambientale del campione, merito anche degli incentivi statali stanziati per l’assunzione di questa forma giuridica. 
Dal punto di vista dell’impiego e dei ricavi, poi, queste giovani aziende non si distaccano quasi per nulla dalla loro controparte con una media molto simile (1,4 occupati per startup e 128mila euro di ricavi). Così ha commentato a riguardo Paolo Landoni, direttore scientifico della ricerca:

“E’ incoraggiante vedere che non solo sta crescendo il numero di startup che esplicitano un loro impegno per la società e l’ambiente, ma che questa crescita è superiore a quella delle startup innovative in generale. Inoltre ci sembra stia aumentando, anche grazie al nostro contribuito informativo negli ultimi anni, la consapevolezza dell’esistenza e delle caratteristiche di queste forme di impresa ibrida all’interno dell’ecosistema imprenditoriale italiano”.

Ancora una volta è la Lombardia ad essere la locomotiva del Paese, con il nord-ovest che fa la parte del leone in questa categoria. Ma pur estendendo il campo a tutte le startup innovative il Nord resta comunque padrone del gioco con il 54,4% delle aziende sul suo territorio, contro il 21,2% del Centro ed il 24,4% del Sud. Un dato questo che porta senz’altro onore alla regione di Milano ed ai dintorni (bene anche il Piemonte), ma al contempo dovrebbe spronare le altre verso l’obiettivo di mettersi al passo al più presto.