La mancanza di un percorso strutturato e obbligatorio di educazione sessuale e sentimentale nelle scuole italiane è evidente nonostante le linee guida europee ne prevedano l’inclusione. Questi programmi dimostrano la loro efficacia nel promuovere la salute e lo sviluppo sano dei giovani, ma in Italia mancano iniziative ufficiali in questo ambito.
In contrasto, paesi come la Svezia hanno reso l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole da 66 anni. L’Italia, pur avendo riconosciuto il diritto all’educazione sessuale come fondamentale secondo l’OMS, rimane uno dei due paesi dell’Unione Europea senza una legge specifica sull’educazione sentimentale a scuola.
L’approccio italiano all’educazione sessuale si concentra principalmente sugli aspetti biologici, trascurando la complessità psicologica, culturale e sociale della sessualità. Ciò contraddice le raccomandazioni di organizzazioni come l’OMS e l’UNESCO che sottolineano l’importanza di un approccio completo, integrando diverse dimensioni della sessualità.
A livello europeo, l’educazione sessuale varia notevolmente tra i diversi paesi, riflettendo differenze nelle risorse, nelle politiche scolastiche e nelle influenze culturali e religiose. Non esiste un modello unico e le pratiche variano in termini di durata, contenuti e metodologie.

Nella speranza di colmare questa lacuna, il 22 novembre sarà presentato un piano per introdurre l’educazione sentimentale nelle scuole italiane. Questo piano, che coinvolge i ministri della Famiglia, dell’Istruzione e della Cultura, propone un’ora a settimana di “educazione alle relazioni” nelle scuole superiori, concentrata su incontri per tre mesi all’anno per un totale di dodici sessioni. Così ne parla il ministro Valditara:

L’obiettivo è contrastare la violenza sulle donne e promuovere il rispetto e la consapevolezza delle conseguenze degli abusi. La proposta coinvolge anche influencer, cantanti e attori per creare un dialogo diretto e coinvolgente con i giovani.

Il progetto mira ad aprire discussioni di gruppo tra gli studenti, guidate da un docente, e a coinvolgere professionisti come psicologi, avvocati e assistenti sociali. Si inserisce in un contesto più ampio di sensibilizzazione che coinvolge diversi ministeri e prevede la promozione del numero verde antiviolenza 1522, coinvolgendo anche il mondo dello sport per diffondere queste importanti informazioni a una vasta platea.