Se Unione Europea, Giappone e Stati Uniti detengono la gran parte dei brevetti sulle tecnologie ad idrogeno, non si può comunque ignorare l’ingresso in campo di Cina e Corea del Sud. E l’Italia?

Trarre energia dall’idrogeno, uno degli elementi più comuni in natura, è un balzo tecnologico a cui gli umani ambiscono da tempo e negli anni si sono succeduti diversi studi e ricerche che tuttora non si sono certo esauriti. Anzi sembra sempre più vicino il traguardo di un’energia economica, sicura e sostenibile.

In particolare continua la crescita dell’UE che è riuscita ad imporsi come forza trainante a livello mondiale per la ricerca in questo settore. Segue a stretta posta il Giappone, mentre è evidente in questo campo il declino degli USA. Molto interessante è anche l’affacciarsi su questo tipo di tecnologia di altre due potenze asiatiche: la Cina e la Corea del Sud infatti corrono e, seppur abbiano accumulato un certo ritardo, potranno presto sedersi al tavolo dei maggiori contributori in questo campo. Bene anche Regno Unito e Canada.
La seguente immagine, tratta dal nuovo studio congiunto dell’European Patent Office (EPO) e dell’International Energy Agency (IEA), fotografa bene la situazione.

All’interno dell’UE, leader assoluto del settore è la Germania che è responsabile per l’11% del 28%, ovvero la quota dei brevetti europei, seguita da Francia (6%) ed Olanda (3%). Più indietro l’Italia che riesce comunque a porsi al quinto posto in Europa.

Il documento attinge ai dati sui brevetti globali dedicati all’H2 per fornire un’analisi completa e aggiornata dell’innovazione nel settore, coprendo l’intera gamma di tecnologie, dalla fornitura di idrogeno allo stoccaggio, dalla distribuzione alla trasformazione, applicazioni finali comprese. Risulta che circa la metà delle famiglie di brevetti internazionali(IPF) sull’idrogeno nel periodo 2011-2020 è legata alle tecnologie di produzione del vettore.
Inoltre è stato rilevato che oltre la metà dei 10 miliardi di dollari di investimenti in capitale di rischio nelle imprese dell’idrogeno nel 2011-2020 è andata a start-up con brevetti proprietari, nonostante rappresentino meno di un terzo di quelle nel set di dati.