Gli ultimi due secoli della storia umana sono stati dominati dall’ascesa dell’industria, un evento in grado di mutare come pochi altri le sorti del genere umano; oggi, in un mondo che vive un momento di transizione verso una società digitale a 360°, si sta sviluppando anche il nuovo modello di industria 6.0.

Per comprendere appieno di cosa si tratti sarà ovviamente necessario tornare indietro e fornire una breve storia dell’evoluzione della stessa, partendo proprio dalla prima rivoluzione industriale, avvenuta tra la fine del ‘700 e la metà dell’800. Sarebbe inutile dilungarsi su quanto questi nuovi processi, basati sull’uso della meccanizzazione e del vapore, abbiano influito sulla società stessa, cagionando cambiamenti semplicemente epocali. Le città hanno assunto una prominenza economica ancora maggiore rispetto alle zone rurali ed è cambiato ovviamente il concetto di lavoro, con turni massacranti in fabbrica a sostituire una vita sempre dura, ma quantomeno più bilanciata, nelle campagne. Un ulteriore scatto, quello dell’industria 2.0, è arrivato con “l’invenzione” dell’elettricità, una forma di energia decisamente più conveniente e semplice da utilizzare rispetto all’obsoleto vapore, che ha dato ulteriore spinta ai processi produttivi. L’elettricità marca anche definitivamente il passaggio all’era della produzione di massa, resa possibile dall’idea di catena di produzione, oltre che da un’efficienza ed una produttività, rapportate alla qualità del prodotto finale, semplicemente impensabili appena 100 anni prima.
Ma la storia dell’industria non si conclude ovviamente qui: l’avvento del digitale e di industria 3.0 ha cambiato ancora una volta le carte in tavola all’interno di un panorama sempre più dominato dal concetto di automazione del lavoro. Ora sono braccia meccaniche e le prime stampanti 3D a svolgere le mansioni della catena di montaggio, o quantomeno quelle più semplici.
Con gli esordi del XXI secolo l’automazione ed i dati prendono ancora più il sopravvento e nasce un concetto chiave della società moderna, ovvero l’Internet of Things (IoT), che vuol banalmente indicare come concetto l’innesto di internet e dunque di una sorta di intelligenza all’interno dei più svariati prodotti, dalle case (domotica) e le auto ai frullatori (Bimby) e i macchinari impiegati nelle fabbriche: questo è industria 4.0. Lo scorso decennio ha poi visto la nascita dell’industria 5.0 che si pone l’obiettivo, in presenza ormai di processi fortemente standardizzati di ridare importanza al “tocco umano” ed a tutte quelle caratteristiche, come la creatività, tipiche degli esseri umani e che lo sviluppo di forme di intelligenza artificiale sempre più compiute hanno reso ancora più valorizzanti. Non si può poi dimenticare un nuovo approccio anche ambientale che è stato al centro degli sforzi degli ultimi anni per arginare i danni climatici già causati. Oltre alla sostenibilità queste sono le altre caratteristiche chiave di questo nuovo processo: personalizzazione, decentralizzazione, flessibilità e collaborazione, tutti elementi che vengono incontro a basilari pulsioni umane ed al nuovo equilibrio tra vita privata e lavorativa, argomento profondamente sentito dalle nuove generazioni.

Ed ecco che proprio in questi anni sta sorgendo una nuova rivoluzione nel campo dell’industria, la 6.0, che non tarderà, proprio come successo per le precedenti svolte, ad influenzare tutto il resto del mondo del lavoro. La spinta delle nuove tecnologie come IA, nanotecnologie e l’informatica quantistica aprono le porte ad un livello di automazione ancora più elevato, nonché ad un grado di personalizzazione dell’offerta, un tratto che già è stato abbozzato dalla precedente rivoluzione, ancora maggiore. Non solo queste nuove vette di progresso tecnico e scientifico instraderanno verso un aumento ed un ulteriore efficientamento della produzione, ma potranno addirittura sfociare in nuovi modelli di business del tutto inediti e da scoprire. Inoltre l’implementazione della blockchain ad un numero di settori sempre maggiori aumenterà la nostra sicurezza nella condivisione di dati ed informazioni.
Ovviamente l’industria 6.0 pone anche delle sfide non indifferenti: l’automazione del lavoro, ad esempio, imporrà necessariamente un ridimensionamento degli impieghi disponibili, ed essendo la nostra società profondamente radicata attorno al concetto di lavoro non solo come forma di sussistenza, ma anche come apportatore di dignità e pienezza, potrebbe essere necessario ripensare modelli sociali che sono stabili ormai da secoli ed attorno a cui si imperniano le nostre stesse vite e la salute della comunità. Non solo, anche dal punto di vista ambientale, uno dei maggiori problemi del nostro secolo, la nascita di nuove tecnologie sempre più energivore, ma al contempo profondamente seducenti, porterà in dote un cospicuo numero di criticità da risolvere.
Quello che resta fondamentale è che questo progresso non sia cieco e fine a se stesso, ma sempre incentrato sull’uomo e vantaggioso per noi da un punto di vista sociale e dunque del benessere comune.