Una partecipazione sopra le attese ha portato Elly Schlein a trionfare nella corsa alla guida del PD e la spaccatura tra gli schieramenti politici risulta sempre più evidente.

Sono stati circa 1 milione gli italiani che si sono recati al voto per le primarie del PD. Una partecipazione al di sopra delle attese che ha premiato Elly Schlein, con cui ci complimentiamo, a scapito del favorito Bonaccini. Il messaggio è chiaro: se il PD ha (abbastanza indubitabilmente) fallito come partito di centrosinistra, gli elettori ora vogliono un partito più a sinistra, legato a doppio filo a tematiche sociali ed ambientali, rappresentate appieno dalla nuova paladina del progressismo italiano.

Il dato è storico anche in un altro senso. Per la prima volta i due partiti più importanti d’Italia sono guidati da due donne, una già alla guida del Paese come Presidente del Consiglio, l’altra pronta ad un’opposizione durissima. Per ora i toni sono davvero distesi e cordiali, ma presto potrebbero alzarsi.
Già, perché a parte il sesso ed una determinazione fuori dal comune Giorgia ed Elly non hanno davvero nulla da spartire a livello di ideologia. Giorgia Meloni, da molti vista come il Presidente del Consiglio più di destra che l’Italia abbia mai visto, è un indefesso alfiere del sovranismo e fa della componente patriottica, sia a livello italiano che europeo, una delle chiavi della sua comunicazione. Per ora, va però detto, le politiche da lei adottate tuttavia non sembrano eccessivamente destrorse, e sono ben lontane dal fascismo di cui è stata plurime volte tacciata. Al più neo-liberista, decisamente austera, decisa a rimodellare il welfare verso un alleggerimento che dovrebbe favorire la classe media e medio-alta.
Elly Schlein invece nasce da una chiara richiesta del popolo di sinistra: serve più stato, più welfare, condizioni più accettabili per gli ultimi ed un’azione forte contro l’allargamento della forbice sociale.
Si è sempre distinta per la sua sensibilità a livello ambientale e di diritti civili, argomenti spesso stornati se non demonizzati dal centrodestra, e non potrà che fare di questi il suo cavallo di battaglia per riportare i giovani, sempre più insoddisfatti della proposta politica, a votare.
In realtà un altro aspetto condiviso tra le due c’è: entrambe sono candidate del popolo. Se per la Schlein risulta tanto più evidente, dato il ribaltamento del risultato dei Circoli col voto aperto, per la Meloni è comunque chiaro che l’interlocutore è sempre il cittadino comune, attento a temi di attualità come l’immigrazione ed al carovita.

Ora che i capitani di ventura, anzi le capitane, sono più o meno salde al comando della loro compagine è interessante notare come la polarizzazione politica in Italia sia giunta a livelli mai visti prima. Un dialogo tra destra e sinistra è impensabile, i giorni del Patto del Nazareno, non così lontani, sembrano un’ipotesi ormai irripetibile ed i centristi Calenda e Renzi col loro 10% sono ancora troppo deboli per provare a mediare, o divenire addirittura l’ago della bilancia.
La democrazia non si fonda però su dialogo e compromesso? Siamo davvero sicuri che una spaccatura sempre più forte tra i due emisferi dell’elettorato sia un qualcosa di positivo? Solo il tempo ci dirà le conseguenze dell’ampliarsi di questa forte cesura, sperando che alle cieche partigianerie possa sempre essere preferito un dialogo costruttivo, basato su buona fede e buon senso.