Continua a tenere banco negli Stati Uniti il caso di TikTok, il social più apprezzato del momento tra i giovani. Una vera e propria macchina per intrattenere e generare interazioni made in China.
L’app di ByteDance infatti è ben più che un social su cui postare i balletti del momento: è ormai una vera e propria dispensa di ogni tipo di contenuto che il web possa offrire. Tuttavia il prezzo da pagare, essendo l’app ovviamente gratuita, sono i propri dati, il vero oro del XXI secolo. E se i dati, invece che essere detenuti da una società (e quindi dal Governo) americano, restano in mano alla Cina ecco che si viene a creare un problema non da poco per la prima potenza economica mondiale. Le informazioni che TikTok riesce a raccogliere sono ritenute troppo preziose perché gli USA possano lasciarle tornare in mano al loro principale competitor a livello planetario senza potervi mettere becco.

L’unica soluzione per non dover abbandonare il ricco mercato americano, dopo l’intervento del Presidente, è che le attività americane dell’app passino, attraverso la vendita, nelle mani di un’azienda a sua volta americana. Il problema è che l’algoritmo di TikTok è talmente sofisticato ed apprezzato da essere ritenuto un asset incedibile dalla Cina, che piuttosto pare maggiormente disposta a cessare tra 8 mesi le attività del suo social di punta come il diktat di Biden prevede. Un’altra possibilità potrebbe chiaramente essere quella di acquistare queste attività e il marchio tenendo però fuori dalla transazione l’algoritmo, ma sembra improbabile che qualcuno compri un prodotto mozzato del suo pezzo forte. Sarebbe un po’ come comprare una Ferrari senza il motore, per intendersi. Inutile dire che però, se arrivassero aperture dai proprietari ad una vendita dell’algoritmo stesso, il discorso cambierebbe completamente. Un acquisizione per decine di miliardi potrebbe generare una vera e propria asta tra ricchissimi imprenditori statunitensi, decisi a mettere le mani su una vera e propria miniera d’oro, o per meglio dire di dati.

Aggiungiamo un’ulteriore incognita all’orizzonte: diversi cittadini statunitensi si sono opposti alla decisione del loro Presidente ed hanno deciso di presentare, sostenuti senza dubbio nell’impresa dal denaro della compagnia cinese, ricorso, sostenendo che la decisione presa sia in contrasto con la dottrina del Primo Emendamento e quindi anticostituzionale. Curiosamente ad appellarsi a questa scelta però non sono stati gli influencer multimilionari che più hanno beneficiato di questa piattaforma, come sarebbe stato lecito attendersi, ma cittadini comuni che usano TikTok per promuovere il loro business. Una contingenza questa che aiuta a catalizzare il favore del pubblico verso la piattaforma d’oltreoceano. Ad dar loro un’ulteriore mano peraltro ci sarà l’esperto avvocato Wright Tremaine, che già nel 2023 aveva impedito il blocco di TikTok nel Montana, un asso in più nella manica del colosso cinese.

Che cosa succederà da qui ad 8 mesi? Bella domanda. Ovviamente è molto difficile fare previsioni dato l’elevato numero di incognite, ma tra tutte le diverse possibilità la più probabile è che semplicemente TikTok si vedrà costretto ad abbandonare il mercato americano… con buona pace dei giovani appassionati dei suoi trend.