Ancora una volta le elezioni si concludono con un triste dato: oltre la metà degli italiani non si è recata ai seggi per eleggere i propri rappresentanti al Parlamento Europeo, in netto calo rispetto al 2019 quando a votare furono oltre il 54% degli aventi diritto (e che pure al tempo stabilì un record negativo di partecipazione). La situazione del resto non è dissimile nel resto dell’UE, con un’affluenza che si è incagliata al di sotto del 51%.
Tra i meno propensi a votare sono senz’altro i giovani, talvolta anche a causa di impedimenti dovuti allo studio e ai trasferimenti che questo comporta. Quel che è certo è che tra le nuove generazioni si diffonde sempre più una forte disaffezione verso la politica, rea, quantomeno dal loro punto di vista, di ignorare le loro istanze.

È innegabile che riportare fiducia nella politica tra gli italiani più o meno giovani che non si recano alle urne non è semplice. Ma una soluzione per rendere più semplice, e quindi più appetibile, il voto potrebbe essere quella di permettere di votare online, ovviamente attraverso la validazione dello SPiD o di un sistema di controllo dell’identità altrettanto efficace. Questa misura, oltre che ai giovani fuorisede, porterebbe benefici anche ai più anziani (ovviamente comunque coadiuvati da volontari o assistenti al voto) con problemi di mobilità, una condizione sempre più comune all’interno di una popolazione che invecchia sempre di più. Peraltro, essendo già una gran parte degli italiani in possesso della loro identità elettronica, agevolerebbe anche il resto della popolazione che non sarebbe più costretta a recarsi appositamente ai seggi per far valere democraticamente la propria opinione. A tutto questo si andrebbe poi ad aggiungere anche un marginale, ma comunque non disprezzabile, beneficio economico, dato che sarebbero richiesti meno scrutatori ai seggi e le operazioni di validazione e pubblicazione dell’esito dei voti potrebbero essere comodamente svolte da un programma trasparente e nemmeno particolarmente avanzato. Certo si potrebbe obiettare che lo sforzo richiesto ai cittadini per recarsi ai seggi non è certo uno sforzo particolarmente gravoso ed è difficile controbattere a questa affermazione, ma del resto in questo caso, come in molti altri, sembra più logico non appiattirsi sulle tradizioni, rigettando le possibilità che le nuove tecnologie ci offrono.
A ben pensarci oggi sui PC facciamo di tutto: socializziamo, lavoriamo, acquistiamo beni e servizi di ogni tipo. Perché non dovremmo poter svolgere il nostro dovere civico del voto, come adempiamo, per fare un esempio, agli oneri fiscali?
La strada per riportare al voto gli italiani è ancora lunga e certamente una piattaforma di voto online non sanerà magicamente un deficit che si è allargato sempre di più negli ultimi 3 decenni, ma, come si suol dire, tentar non nuoce.