L’Italia si piazza sotto la metà della classifica tra i 50 paesi analizzati in rapporto all’innovazione, molto lontana da Francia, UK e Germania, i modelli a cui dovremmo invece essere più vicini.

Come tutti gli anni Visual Capitalist ha compilato il rapporto Global Innovation Index che analizza, attraverso 81 indicatori, raggruppati in sette categorie la propensione all’innovazione dei Paesi determinandone una classifica a livello mondiale.
L’Italia in questo report ha totalizzato 46,1 punti, non abbastanza rapportati ai 64,6 della Svizzera prima classificata, ma anche rispetto agli membri della top10, ovvero Usa (punteggio 61,8), Svezia (61,6), Gran Bretagna (59,7), Olanda, Corea del Sud (57,8), Singapore (57,3), Germania (57,2), Finlandia (56,9) e Danimarca (55,9). La Francia si colloca invece 12° con un punteggio di 55.
Così commenta questo deludente risultato Giovanna Voltolina, investitore internazionale:

“L’Italia potrebbe davvero attrarre capitali da tutto il mondo, senza per questo perdere il controllo dell’azienda, che è la vera remora dei nostri imprenditori nell’approcciarsi al mercato dei capitali, laddove l’investitore oltre che apportare risorse finanziarie può mettere a disposizione degli imprenditori le sue conoscenze e relazioni per sostenere e accelerare i loro progetti di crescita”.

Le categorie di indagine che hanno prodotto questi risultati nello specifico sono: la Business Sophistication (investimenti in Ricerca & Sviluppo, afflussi netti di investimenti diretti esteri), Market Sophistication (dimensione del pil, intensità della concorrenza del mercato locale), Infrastrutture (strade, ospedali, edilizia scolastica, efficienza energetica), capitale umano e ricerca (investimento statale per alunno, qualità delle istituzioni scientifiche e di ricerca), istituzioni (stabilità politica e sicurezza, facilità di avviare un’impresa), Creativity Output  (marchi a valore aggiunto, applicazioni di design industriale, applicazioni di marchi), conoscenze e tecnologia (domande di brevetto, aumento della produttività del lavoro, spesa per software).


Ancora Voltolina si esprime su alcune carenze sistemiche del Belpaese:

“In rapporto a queste categorie noi siamo certamente fallaci in materia d’infrastrutture, politiche a sostegno degli investimenti d’impresa, nella market capitalization e nel numero e valore di investimenti di venture capital nel nostro paese, valore che”, aggiunge Voltolina, “rispecchia la scelta da parte di investitori stranieri di non concentrarsi su un Paese dove fare impresa è più difficile che in altri, e in ciò dovremmo anche lavorare in termini di reputation. Però se guardiamo alla diversificazione industriale l’Italia è in cima alla classifica”.