Mentre da più parti ci si chiede dove sta andando il web e il Mondo del digitale, nella sala Duomo delle OGR a Torino va in scena una rappresentazione di quello che già oggi sta succedendo nel mondo dell’internet 3.0. Il Festival del Metaverso racconta di una “realtà” che comincia a prendere forma e a popolarsi degli attori più diversi. Il Metaverso è una grande suggestione e un progetto di straordinaria potenza. Che apre nuove frontiere culturali, tecnologiche, sociali e scientifiche assieme, in un web sempre più connesso, fatto di volumi, non più solo di reti e di pixel. Tra le frontiere di cui si discute al Festival ci sono due parole concetto su cui si gioca un bel pezzo del futuro del digitale: la decentralizzazione e l’interoperabilità. Oggi non c’è “il” Metaverso, ma tanti spazi in cui prende forma una realtà virtuale aumentata ed immersiva, che gamifica e moltiplica gli spazi e annulla i tempi e le distanze del mondo così come lo conoscevamo fino a pochi anni fa.

Le piattaforme nelle quali prende forma questo “primo” Metaverso sono tante e per ora non comunicano tra di loro, esattamente per capirci come capita con le diverse piattaforme social. Per interagire nel Metaverso bisogna trasformarsi in un avatar, e bisogna averne uno per ogni ambiente. Se tutti gli ambienti interagissero tra loro ne basterebbe uno per tutte le piattaforme. La questione non è di facile soluzione: serve che le piattaforme si accordino fra di loro e trovino punti di contatto nella tecnologia, nei software e soprattutto nella governance, vale a dire nella soluzione del problema della titolarità dei dati. Se ogni persona è titolare dei suoi dati allora li porta ovunque con se. Se invece è la piattaforma a gestire i dati degli utenti, allora  l’accesso è vincolato allo scambio tra servizio e dato personale.

Per quanto riguarda invece la “decentralizzazione”, oggi esistono almeno tre forme di “metaverso”. Uno è simile alle piattaforme social, l’altro è libero, decentralizzato, il terzo è invece di proprietà di aziende che ne fanno un uso molto simile a quello di un media dove veicolare comunicazione aumentata, come fosse una sezione del proprio sito Web. Nell’ultimo caso le aziende veicolano meeting e formazione interna, lavoro da remoto, call e incontri con partner e clienti.

Tra le novità presentate alle OGR c’è il caso della regione Piemonte, la prima amministrazione pubblica a sbarcare nel Metaverso, cioè a costruire un proprio ambiente digitale a realtà aumentate dove interagire con i cittadini utenti in modalità avatar. Obiettivo trasformare il servizio offerto in una esperienza immersiva reale, e soprattutto anticipare i tempi veloci dell’innovazione, non tanto e non solo l’innovazione tecnologia ma soprattutto quella culturale.

C’è poi una terza parola chiave, che non scopriamo oggi, ed è quella della velocità con cui prende forma questo nuovo scenario e che mette in discussione il rapporto tra chi opera nel sistema economico e chi dovrebbe garantire una governance in grado di dare una direzione al cambiamento. Così come il digitale non è solo tecnologia ma un ambiente dove capitano delle cose, il Metaverso è oggi un mondo di mondi in miniatura dove si riproduce la società nella sua complessità. Questo mondo assomiglia ad un moderno FarWest da colonizzare con pochissime regole (cit Luciano Floridi). Oggi ci troviamo in questa fase decisiva. Decentralizzare ad esempio vuol dire limitare lo strapotere delle FAMGA, le Big Tech del Web 2.0, aumentando i player che operano a livello globale e creando un web 3.0 su modelli di sviluppo differenti da quello che abbiamo oggi.

PS. Edoardo Di Pietro ha 25 anni, è nato a Colle Val d’Elsa, ed è il primo al mondo  a laurearsi in Scienze della comunivazioen, infoprmatioin tecnology, nel Metaverso: cioè ha discusso la tesi in presenza al Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino e contemporaneamente attraverso u suo avatar in un ambiente virtuale, Spatial. Ha preso 109 su 110. Facile indovinare il Titolo della sua tesi: “l’impatto del Metaverso sulla società”…