L’industria e la tecnologia digitale, l’energia e l’ambiente, il cibo e l’acqua, la moda e la mobilità, il lavoro e la salute. A Milano si parla di futuro e di quale forma potrebbe essere il cambiamento che con velocità mai vista prima d’ora modifica il nostro modo di vivere, di lavorare e di stare assieme. O di dare valore alle cose che facciamo. Per dare senso al cambiamento serve una visione ed un progetto, condivisa, partecipata, sostenibile e generativa, che passa dal verde, l’ambiente e l’ecosistema, e dal blu, la conoscenza il digitale e la partecipazione. Questo i sistemi il “Il verde e il blu festival”, che secondo Luciano Floridi, uno dei più autorevoli pensatori a livello mondiale e dei più acuti osservatori del presente “non è un festival di filosofia ma la filosofia che dà il nome ad un festival.” Floridi insegna Filosofia all’Alma Mater di Bologna e con i suoi lavori ha ispirato il festival milanese, giunto alla sua terza edizione: una tre giorni di “buone idee” per il futuro, dibattiti, workshop e dialoghi sui temi caldi del contemporaneo, con più di 200 ospiti e 50 appuntamenti in agenda.

Le prime suggestioni su quale forma potrebbe assumere il cambiamento in un futuro prossimo vengono dai dibattiti e dai workshop: la sostenibilità ha bisogno dell’innovazione così come l’innovazione ha bisogno di nuovi modelli di sviluppo, i due elementi il verde e il blu oggi sono sempre più connessi e legati tra loro, e passano dal dialogo tra le scienze e tra le generazioni, nell’ottica dell’ecosistema.

L’edizione appena conclusa del festival si prepara a uscire dai confini nazionali. Il format è stato acquisito dalla società multinazionale di consulenza BIP che condivide e promuove i principi della manifestazione, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per questi temi a livello europeo e mondiale. Per Carlo Capè, CEO di BIP, “il digitale è oggi in tutte le tematiche ambientali. Lo sviluppo futuro non può che poggiare sui pilastri dell’innovazione e della sostenibilità, i cardini del lavoro di BIP”.
Dentro il titolo ci sono i grandi temi del contemporaneo.

Oggi lo sviluppo dell’economia e della società va inteso nell’orizzonte del globale e del locale, del reale e del virtuale, citando Floridi nel territorio e nelle città in cui prendono forma i cambiamenti e gli effetti delle transizioni ed emergono start-up di energie positive. Il verde quindi è la prospettiva, l’ecosistema entro cui comprendere il sociale e l’ambientale ed una chiave di lettura per leggere i cambiamenti e le transizioni pensando a come rendere sostenibile la sostenibilità.

Il blu è il digitale, ma non solo, è il colore dell’educazione e della competenza, del talento e del merito, (cosa diversa dalla meritocrazia n.d.r.). Il digitale è lo strumento con cui oggi si sta nel mondo e allo stesso tempo è l’elemento che costruisce un mondo nuovo, profondamente diverso da quello in cui abitavamo nel secolo scorso. Un nuovo paradigma che passa dalla comunicazione al modo di vivere e di attribuire valore alle cose e alle relazioni nelle quali siamo immersi. Il blu in questa ottica è anche e soprattutto la spinta a dare una governance al nuovo mondo che cambia con una velocità mai vista fino ad ora.

PS: Molto interessanti i workshop di venerdì sui temi del digitale e della sostenibilità, introdotti e conclusi da Federico Niero, Managing Partner Digital Platform BIP, e Alessandro Beulke, CEO Beulke+Partners.
Ne citiamo due, scelti sul criterio dell’affinità con i temi che in questo giranti vengono tratatti, che rendono l’idea di un festival Smart e dal pensiero lungo: “IL lavoro del futuro e la generazioneZ” e “la sostenibilità per la valutazione delle aziende”. Per farsi un idea di come evolve il dibattito sui temi del digitale e della sostenibilità, gli interventi e i dibattiti sono sui canali web del festival ( https://verdeblufestival.it )

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