La Commissione Europea ha emesso una doppia lettera d’infrazione nei confronti dell’Italia, riguardante questioni relative ai balneari e all’assegno unico. Sul fronte delle concessioni balneari, l’UE bacchetta l’Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein in merito al regime normativo che regola le concessioni di spiagge e arenili. Inoltre, è stato inviato un parere motivato per il mancato rispetto delle norme europee sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori.

La critica principale riguarda le concessioni balneari: la Commissione ha inviato un parere motivato all’Italia riguardo alla violazione della Direttiva e dei Trattati in funzione dell’UE. Nonostante la data odierna dell’atto, questo non è stato incluso nel comunicato stampa comunitario che di solito riporta gli aggiornamenti sulle procedure. Al momento, la lettura del parere motivato non è disponibile. L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere e adeguarsi alle norme dell’UE.

La portavoce della Commissione ha chiarito che l’invio del parere motivato non pregiudica le trattative in corso con le autorità italiane. L’intenzione è di trovare un accordo anziché arrivare a un processo legale. Questa procedura ha avuto inizio nel 2020 con una lettera di costituzione in mora all’Italia riguardo al rilascio di autorizzazioni per l’uso del demanio marittimo. Bruxelles richiede che queste autorizzazioni siano rilasciate per periodi limitati e tramite una selezione aperta e trasparente. Nel 2016, la Corte di Giustizia dell’Unione europea aveva stabilito l’incompatibilità della proroga automatica delle concessioni balneari con il diritto dell’UE. L’Italia aveva prorogato queste autorizzazioni fino alla fine del 2023, vietando alle autorità locali di avviare nuove selezioni, violando il diritto dell’Unione. Nel 2020, l’UE aveva dato due mesi all’Italia per rispondere, ma la questione si è impantanata a causa di cambi di governo. Ora l’Italia ha due mesi di tempo per agire.

La seconda infrazione riguarda l’assegno unico introdotto dall’Italia nel marzo 2022 per figli a carico. Secondo la Commissione, questa legislazione discrimina i cittadini dell’UE in quanto limita l’accesso all’assegno solo a coloro che risiedono in Italia da almeno due anni. Questo è considerato una violazione del regolamento che vieta requisiti di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari. La Commissione ritiene che la risposta italiana alle obiezioni sollevate non sia soddisfacente. L’Italia ha due mesi per rispondere e correggere le violazioni, altrimenti la Commissione potrebbe deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.