La manifattura italiana, che costituisce una parte essenziale del settore meccanico, può trarre importanti insegnamenti da quest’ultimo. È necessario un impegno più deciso negli investimenti in beni intangibili di proprietà intellettuale, al fine di favorire una maggiore brevettazione. Questa conclusione è stata evidenziata nel secondo Rapporto Innovazione Italia 2022 di Assoconsult, che ha scelto di analizzare lo stato e le prospettive dell’innovazione in Italia, concentrandosi sul settore meccanico. Questo settore, che impiega oltre 1,6 milioni di lavoratori e rappresenta il 47% delle esportazioni, riflette la sua portata tecnologica anche in altri comparti. Il rapporto, presentato a Napoli lo scorso giugno presso l’Unione Industriali, è stato elaborato dal Centro Studi Confindustria con il supporto di Istat e t33.

L’analisi conferma che “la manifattura italiana esprime un elevato grado di competenze produttive articolate e sofisticate”, ma evidenzia anche che il settore meccanico “investe più di altri settori nell’innovazione, sia che si tratti di investimenti nello sviluppo di conoscenze tecnologiche proprietarie (55,5% delle imprese rispetto al 42,9% del resto della manifattura), sia di acquisizione di conoscenze tecnologiche incorporate in macchinari e dispositivi (53,3% rispetto al 48,5%)”. Nel complesso, il settore meccanico si distingue per la sua capacità di innovare nei prodotti e nei processi, nonché per una maggiore vocazione innovativa nei sistemi informatici e nel marketing.

Un maggiore impegno nell’innovazione non solo permette di ottenere risultati migliori, ma consente anche di affrontare periodi di incertezza in modo più efficace, come dimostrato dal confronto sulle contrazioni del fatturato durante la pandemia (-7,6% rispetto all’18,5%).

L’indagine esamina diversi parametri per confrontare l‘attitudine innovativa del settore manifatturiero italiano rispetto ad altri paesi, e conferma che, nonostante una composizione peculiare che rappresenta un elemento strutturale da considerare, l’Italia investe meno nella ricerca e sviluppo e nei beni intangibili, come i prodotti di proprietà intellettuale. In altre parole, la manifattura italiana continua a investire principalmente in impianti e macchinari, a differenza di altri paesi, pur considerando le differenze esistenti. Non sorprende, quindi, che l’Italia non si posizioni ai primi posti per quanto riguarda i brevetti tra le economie avanzate. In questa classifica, il settore meccanico italiano si distingue, posizionandosi al quinto posto come paese più prolifico a livello internazionale.

È importante sottolineare che la consapevolezza dell’importanza dell’innovazione è diffusa, con il 75% delle imprese che la considerano molto importante per la propria strategia e riconoscono il suo impatto sulla crescita del fatturato superiore al 5%. Nonostante gli investimenti rimangano forti nei componenti tradizionali, come impianti e macchinari (seguiti da sicurezza e automazione), che sono stati le principali leve di innovazione nel biennio 2021/2022 insieme alla ricerca e sviluppo, c’è il rischio di trascurare investimenti più avanzati in abilitatori come il cloud, l’Internet delle cose (IoT), la prototipazione, nonché i big data, le nanotecnologie e la realtà virtuale.

Altrettanto rilevante è il tema della sostenibilità, che può essere un’opportunità per iniziative innovative. Secondo il rapporto, lo sviluppo di nuovi prodotti, le operazioni e la gestione della catena di approvvigionamento sono i settori in cui le imprese investono di più, tenendo conto di questa opzione ormai determinante.