Investire in digitalizzazione, innovazione e transizione energetica è ciò che le nostre imprese devono fare per rafforzare la competitività internazionale in un contesto globale complicato. Secondo il 17° Rapporto Export 2023 di SACE, intitolato “Il futuro è adesso. Insieme”, l’anno sarà caratterizzato da prospettive macroeconomiche deboli ma positive. Tuttavia, si prevede che il 2024 vedrà una maggiore accelerazione, con una crescita del PIL globale stimata al +1,7% quest’anno e al +2,5% l’anno prossimo. Lo stesso trend è previsto per il commercio internazionale di beni, mentre il settore dei servizi registrerà un buon dinamismo già quest’anno. Si prevede che il grado di apertura commerciale, calcolato come la percentuale degli scambi totali sul PIL mondiale, rimarrà stabile senza retrocessi nel processo di integrazione dei mercati o fine della globalizzazione. Gli esperti di SACE sostengono che assisteremo a una “ri-globalizzazione”, ovvero un adeguamento delle catene del valore globali con una maggiore diversificazione dei fornitori e dei mercati di sbocco.

Lo studio evidenzia come l’export sia un “solido motore di sviluppo dell’economia” italiana. Dopo la performance dell’anno scorso (+20%), principalmente dovuta alla componente dei prezzi, si prevede che le esportazioni cresceranno del 6,8% quest’anno, superando i 660 miliardi di euro. Questo ritmo di crescita sostenuta (+4,6%) si manterrà anche l’anno successivo, per poi stabilizzarsi a una media del +3,8% nel biennio successivo.
Così commenta l’AD di SACE, Alessandra Ricci:

“Rivoluzione tecnologica e transizione sostenibile sono le sfide che tutti noi siamo chiamati ad affrontare oggi per disegnare il mondo di domani”, sottolinea “Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche quelle che esportano più e meglio” Di qui l’invito ai 40mila partner ad “investire in questo percorso”.

Il report evidenzia che quest’anno le vendite internazionali di beni supereranno i 660 miliardi di euro, registrando una crescita del 6,8%. Tuttavia, nel prossimo triennio si prevede un rallentamento della crescita. Il rapporto sottolinea l’importanza della transizione energetica e della rivoluzione digitale, che stanno emergendo come fenomeni destinati a influenzare profondamente la capacità delle imprese di competere sui mercati esteri, sebbene con diverse velocità.

Vi è una forte spinta agli investimenti nelle nuove tecnologie come il 4.0 e l’intelligenza artificiale. Tuttavia, è necessaria formazione e l’adozione di nuovi modelli di business. Infatti, le imprese che investono nel 4.0 e innovano il proprio modello di business hanno una probabilità di esportare tre volte superiore rispetto a quelle che investono senza apportare modifiche al modello.

Lo studio analizza per la prima volta l’export di beni ambientali e rileva che gli ingenti investimenti nella transizione in corso sosterranno le nostre esportazioni di tali beni. Si prevede una crescita del 9,3% quest’anno, del 9,7% l’anno prossimo, accelerando fino a una media del 14% all’anno nel periodo 2025-2026.

Per quanto riguarda i mercati, vengono individuate ottime prospettive per i Paesi del Golfo, tra cui l’Arabia Saudita (+15,6%) e gli Emirati Arabi Uniti (+10%), così come la Cina (+17%), l’India (+10,3%), la Thailandia (+13,5%) e il Vietnam (+8,1%). Si segnalano anche il Messico (+8,4%) e il Brasile (+7,2%), che si distinguono per il loro percorso di transizione energetica e trasformazione digitale. Non vanno trascurati gli Stati Uniti (+6%) e la Croazia (+14,4%), che rappresenta il nuovo ingresso nell’Eurozona e una porta d’ingresso ai mercati della regione balcanica.