Sono oltre 1 milione gli edifici residenziali che necessitano interventi dal punto di vista sociale, edilizio ed ambientale: una grande opportunità, ma non scevra di criticità.

Il patrimonio immobiliare italiano è tra i più antichi al mondo, un dato di fatto questo incontrovertibile che, se da un lato concorre ad accrescere la bellezza ed unicità del nostro Paese, dall’altro porta con sé in dote tutti i problemi che derivano da edifici costruiti in tempi in cui mancava la nozione stessa di classi energetiche ed ambientalismo.
Di recente l’Unione Europea ha varato un piano per rendere più efficiente la classe energetica degli edifici, che ha provocato non pochi mugugni da parte del Governo, e l’Italia si calcola che per poter rientrare nei parametri dettati dovrebbe ristrutturare circa 36mila edifici all’anno (più o meno come l’intera città di Messina per intendersi). Le ricadute economiche sono stimate in 22,6 miliardi di euro all’anno, oltre a produrre potenziali ricadute di natura sociale per ulteriori 17,1 miliardi di euro, come emerge emerge dall’Osservatorio sull’innovazione “La S di ESG, una storia italiana di valore”

Nelle principali città italiane sono, infatti, presenti 1,1 milioni di edifici residenziali costruiti tra il 1946 e il 1989 (pari al 13,5% dei quasi 8 milioni complessivi appartenenti allo stesso periodo storico), con 6,3 milioni di unità abitative (28,9% dei 21,7 milioni totali), sui quali è prioritario effettuare interventi di innovazione dal punto di vista edilizio, urbanistico e sociale. Attenendosi all’obiettivo comunitario di “ricostruire” annualmente il due per cento degli edifici esistenti nelle aree urbane, sarebbe necessario intervenire potenzialmente su circa 36.300 edifici all’anno (pari al due% degli 1,8 milioni di edifici residenziali esistenti nelle principali città italiane) in un arco temporale di trent’anni, solo per quanto riguarda il patrimonio realizzato tra il ’46 e la fine degli anni ’80.

Se la natura del progetto è di per sé assolutamente interessate e necessaria da un punto di vista ambientale a preoccupare sono i costi che i privati saranno costretti a sostenere per questo tipo di interventi, oltre che alla capacità stessa del settore edilizio di portare a termine per tempo ristrutturazioni su questa portata.