Sono scese del 5,5% rispetto al 2022 le domande per iscriversi al servizio civile volontario, più critica la situazione al Centro-Nord.

71.550 posti messi al bando contro 105.800 domande. Di per sé il numero parrebbe positivo, infatti la richiesta è pienamente coperta da 1,5 persone per posto, ma non è tutto oro quel che luccica.
E’ infatti avvenuta una flessione pari ben al 5,5% delle domande che evidenzia un minor desiderio di partecipazione. In particolare è il Centro-Nord, l’area più sviluppata del Paese a dare brutti segnali da questo punto di vista.
Tante sono le possibili interpretazioni: la più immediata è quella, senz’altro errata, che vede i giovani di oggi come fannulloni, pur non essendo così. Sicuramente pesa su una generazione sempre più incerta da un punto di vista economico la retribuzione legittimamente scarsa rispetto al tempo profuso, che al Sud grazie ad un costo della vita minore risulta in termini relativi più alta.
Di seguito le parole di Laura Milani Presidente della CNESC:

“Il tema dell’adesione dei giovani all’esperienza di servizio civile è complesso e richiede sia una riflessione su elementi interni al sistema, come le tempistiche, la flessibilità, la distribuzione capillare delle proposte, sia un’analisi attenta su elementi esterni a partire dal tema più generale della partecipazione civica dei giovani.
Il servizio civile è una scelta che va incentivata e resa attrattiva attraverso azioni continuative di orientamento nelle scuole secondarie e nelle università, affiancate da percorsi di educazione al conflitto, alla nonviolenza, alla cittadinanza attiva da estendere a scuole di ogni ordine e grado.
Far crescere il senso dell’appartenenza, della corresponsabilità, il sentirsi soggetto attivo che può fare la sua parte all’interno di una comunità richiede un lavoro educativo costante fin dalla prima infanzia.
La CNESC ora più che mai avverte la responsabilità di offrire un’esperienza concreta di formazione e impegno civico e di costruzione attiva del proprio progetto di vita personale e professionale.
Una responsabilità ancora più grande è quella di ascoltare i giovani sperimentando con loro nuovi linguaggi e nuovi modi creativi per coltivare insieme la promozione della pace quale finalità specifica del SCU, partendo dai loro bisogni e dalle loro istanze”.

Inutile dunque per ora lanciare campanelli d’allarme, ma se il trend si confermerà simile nei prossimi anni sarà necessaria una riflessione a riguardo.