Emerge un dato negativo nel report di Ilga, l’associazione internazionale a supporto dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali,: l’Italia ha infatti perso una posizione per quanto riguarda la sicurezza delle persone LGBT+.

Nella Rainbow Map stilata da Ilga infatti l’Italia si trova appena alla 34° posizione tra gli stati europei e 22esimo tra quelli dell’Unione Europea (ultima tra i paesi fondatori).
Il Paese più progressista in tal senso risulta – da otto anni – Malta, seguito da Belgio, Danimarca e Spagna, in grandissima crescita con un balzo di ben sei posizioni. La classifica viene stilata sulla base delle leggi e delle politiche di 49 Paesi utilizzando 74 criteri, suddivisi in sette categorie tematiche: uguaglianza e non discriminazione; famiglia; crimine d’odio e incitamento all’odio; riconoscimento legale del genere; integrità corporea intersessuale; spazio della società civile; e richieste d’asilo.

Nel 2022, il numero verde 800713713, gestito da Gay Help Line ha ricevuto 21.000 contatti. I dati sono stati presentati in Campidoglio questa mattina alla presenza di Mattia Peradotto (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Direttore Unar – Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali), Oscad (Osservatorio contro le discriminazioni del Ministero degli Interni), Monica Lucarelli (Assessora alle Pari Opportunita’), Michela Cicculli (Presidente Commissione Pari Opportunita’), Marilena Grassadonia (Coordinatrice Ufficio Diritti Lgbt+) da Alessandra Rossi (Coordinatrice Gay Help Line) e Marina Marini (Responsabile Refuge Lgbt+).
Il 2023 è l’anno in cui Ilga Europe (associazione internazionale per i diritti LGBT presente all’ONU), classifica l’Italia al 34 posto su 49 nella classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBT+ (lesbiche, gay, bisex e trans). Rilevazione confermata dai dati allarmanti di Gay Help Line 800 713 713 (gayhelpline.it) relativi all’anno 2022.
Ne emerge infatti che l’omolesbobistransfobia non si arresta e cresce in maniera sostanziale l’impatto sociale negativo della violenza e delle discriminazioni sulle persone lgbt+. Le più colpite sono le persone trans, le cui segnalazioni aumentano arrivando al 14,7% dei contatti, in particolare i giovani e gli adolescenti. Sul totale dei gestiti, il 41,6% subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out: le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni. Per il 15% sono i minori Lgbt+ a essere vittima di maltrattamenti familiari protratti nel tempo e caratterizzati da un’escalation di violenza: la reclusione in casa anche ai danni della frequenza scolastica, i tentativi di conversione, il controllo che sfocia nella violenza verbale e fisica.

Su questo triste argomento è intervenuto anche il Presidente Mattarella:

“Omofobia, bifobia e transfobia costituiscono un’insopportabile piaga sociale ancora presente e causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti della persona.
Dal 2007, quando venne istituita la Giornata internazionale dal Parlamento europeo – sottolinea il capo dello Stato – la sensibilità della coscienza collettiva verso questi temi si è accentuata. L’azione di contrasto ai numerosi episodi di violenza che la cronaca continua a registrare non può cessare.
Contro le manifestazioni di intolleranza, dettate dal misconoscimento del valore di ogni persona deve venire una risposta di condanna unanime. È compito delle istituzioni elaborare efficaci strategie di prevenzione che educhino al rispetto della diversità e dell’altro, all’inclusione.
L’incedere di queste forme di discriminazione calpesta la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e la nostra Costituzione che proprio nell’articolo 3 riconosce pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di tutti i cittadini, garantendo il pieno sviluppo della persona umana”.