Il IV rapporto Tendercapital-Censis sulla sostenibilità sociale sulla sostenibilità sociale fotografa un momento drammatico del Paese tra spese che salgono e stipendi che restano (da decenni) invariati.

Continua ad essere un grave problema per l’Italia la scarsa retribuzione della sua forza lavoro. Il boom dei prezzi dovuto al caro-energia ha messo ancora più in risalto un problema ormai cronico che pesa sempre di più su giovani e donne (figuriamoci sulle giovani donne!).
Tra gli intervistati il clima è di profonda sfiducia verso ogni possibile miglioramento, come dar loro torto? Siamo ultimi nei Paesi UE per incremento dei redditi da trent’anni a questa parte ed una legge seria sul salario minimo trova l’opposizione di tutto il ceto imprenditoriale, schiacciato da spese, tasse e carenza di investimenti e dunque incapace di affrontare questo grave problema alla radice, aumentando la produttività dei dipendenti.

I giovani sono ormai sempre più consapevoli che anche con il conseguimento di un livello di istruzione di alto livello un reddito decoroso, per non dire elevato, è comunque estremamente difficile da raggiungere e non sono pochi quelli che si rivolgono ad un mercato estero decisamente più generoso ed in grado di valorizzare le giovani risorse. Il 30% di questa categoria è assunto solo con un contratto a termine (contro il 13% totale) e guadagnano significativamente meno della controparte (14mila contro 22mila annui). In una situazione in cui il 40% dei giovani è in una situazione economica a rischio non può destare stupore la cronica difficoltà a mettere su famiglia ed il conseguente crollo demografico.

Ma le donne a loro volta devono fare i conti anche con la piaga del gender gap nel lavoro che vede il nostro paese ancora una volta fanalino di coda nell’UE. La condizione lavorativa femminile è peraltro peggiorata notevolmente durante la pandemia e non è ancora tornata ai livelli pre-Covid. Il tasso di attività femminile, che esprime la percentuale di donne tra i 15 e i 64 anni disponibili a lavorare, si attesta al 56,2%; il tasso di attività maschile è invece pari al 74,5%. Allarmante in particolare risulta essere pure il tasso di occupazione: 50,7% per le donne contro il 68,8% dei maschi. Un’ulteriore penalizzazione riguarda anche la tipologia di contratto adottato: il part-time ed a termine spopolano tra le nostre lavoratrici. E ancora guardando il reddito annuo medio quello di una donna con lavoro dipendente è di 17.880 euro, ben al di sotto dei 21.186 euro medi degli uomini. La forbisce si acuisce se guardiamo ai lavoratori indipendenti, 34.560 euro il reddito medio annuo per gli uomini, appena 21.975 per le donne.

Non da ultimo, resta sempre attuale il problema della povertà consolidata nel Meridione, un problema che si trascina da oltre 150 anni e ancora non ha trovato risposte. Delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale, il 41,2% è residente nel Mezzogiorno, il 21% nel Centro, il 17,1% nel Nord-Ovest e il 14,2% nel Nord-Est. Il 44% di coloro che sono in condizioni di povertà assoluta inoltre risiede al Sud o nelle Isole.