Un trend in grande crescita è quello dell’agricoltura sociale per disabili che vede attivare sempre più percorsi di inclusione lavorativa.

E’ noto che non è sempre facile inserire i disabili in un contesto lavorativo, ma l’agricoltura sembra stia portando buoni risultati in questo campo, grazie all’agricoltura sociale, introdotta in Italia da una legge del 2015. Una delle prerogative di questa iniziativa riguarda l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità. 
Negli ultimi 8 anni questa particolare sezione del settore primario è cresciuto del 250%.

La persona con disabilità non riceve con l’agricoltura sociale un beneficio passivo. Il paradigma cambia: è il disabile a diventare un soggetto attivo per il proprio benessere, fisico e soprattutto psicologico.  l’agricoltura sociale altri due vantaggi che non possono essere ignorati: un valore dal punto di vista terapeutico e riabilitativo e un valore formativo. Infatti, il lavoro nei campi offre un’importante occasione di apprendimento. Una vera e propria manna dunque dal punto di vista di un inserimento sociale in cui il disabile non è più affatto un peso, ma una preziosa risorsa produttiva, aumentando al contempo l’autostima, l’autonomia e l’inclusione sociale. 

Il numero medio di persone con disabilità che prende parte ogni anno a iniziative di agricoltura sociale è più di 2.000. Molti hanno delle disabilità intellettive e dello spettro autistico. Il 64 per cento ha un rapporto di lavoro continuativo, mentre per il 34,5 per cento è episodico. Le persone disabili che hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato nelle aziende agricole sono state 791 (648 uomini e 143 donne). I numeri tuttavia continuano a crescere a ritmi vorticosi e dimostrano come l’agricoltura sociale possa essere una vera opportunità di lavoro per chi è più fragile.